Monday 18 January 2016

La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo, di Audrey Niffenegger

Fonte
Non ricordo quale sia stato l'ultimo libro che mi ha coinvolta ed emozionata tanto quanto La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo, dal quale è anche stato tratto un film del 2009 dal (discutibile) titolo Un amore all'improvviso, con Eric Bana e Rachel McAdams. Mancavano più di 20 pagine alla fine e io già piangevo. Piangevo per Clare, pensavo all'inevitabile e mi immedesimavo in lei: come mi sarei sentita io? Leggevo le parole d'amore di Henry, nel pieno del suo countdown finale, e piangevo per la sua tristezza.

Clare ed Henry sono sposati. Lei è una ragazza vivace, un'artista; lui ha un cromosoma "difettoso" nel DNA che gli permette di viaggiare nel tempo. I suoi viaggi nel tempo sono imprevedibili, di solito balza solo indietro, per rivivere situazioni che l'hanno scosso o commosso profondamente, e ad ogni rimbalzo si ritrova come l'ha fatto mammà. Un giorno, in biblioteca, Henry incontra Clare, una ragazza bellissima che gli dice che lo conosce già, che si conoscono sin da quando lei era una bambina. Questo perchè l'Henry del futuro andava a trovarla molto spesso, e le ha detto che diventerà sua moglie.


Dopo lo shock iniziale, Henry inizia a frequentare Clare, si mette effettivamente insieme a lei, e inizia a viaggiare indietro nel tempo, per incontrare la Clare bambina che di loro due ancora non sa niente. La loro storia prosegue così, tra vita normale e vita anormale, fatta di viaggi nel tempo e sedute mediche con un dottore che, secondo quello che l'Henry del futuro ha detto a Clare, riuscirà ad aiutare Henry a gestire i suoi salti temporali, che non sono facili e soprattutto in molte occasioni gli fanno rischiare la vita.

Clare, ma soprattutto Henry, sono personaggi così ben costruiti da sembrare veri. A volte sembrano balzare fuori dalle pagine. Puoi quasi aspettarti di incontrarli per la strada, domani, mentre vai a fare spese. C'è una scena di Henry che mi ha colpita tantissimo: quando va a trovare per la prima volta David, il suo medico, è così sconvolto dal fatto che anche lui (come tutti i medici che l'hanno preceduto) non gli creda, che scompare. Riappare poco dopo, in mezzo alla strada, e una macchina rischia di investirlo. Lui fa un balzo felino e disperato, e si salva per un pelo. L'autista dell'auto strombazza furioso, ed Henry, per tutta risposta, nudo com'è in mezzo alla strada, si gira e gli fa un inchino. Ecco, questa scena mi ha fatto ridere e pensare: ma questo qui è proprio pazzo! Ma è questo il bello di questo personaggio, è imprevedibile e assurdo.

Tutta la durata del libro mi sembra accompagnata da un triste brano suonato al violino. Perché di momenti assurdi e divertenti ce ne sono tanti, e quelli romantici li pareggiano, ma non riescono a smorzare il retrogusto pessimistico lasciato qua e là lungo i capitoli.

Non sono d'accordo col punto di vista dell'autrice, per la quale la vita non è altro che un cammino lungo la strada già tracciata dal destino, ed è immutabile e impassibile.
Perché nel romanzo non c'è spazio nè per il cambiamento nè per la libera scelta. Henry rivive a più riprese l'incidente che ha causato la morte della madre, ma "non riesce a fare nulla" perché questo non avvenga. David legge sulla lettera che Henry gli ha lasciato il nome del futuro figlio, la sua data di nascita, il peso, e persino la malattia che avrà, e ok, certo non può cambiare il giorno della nascita del bambino o il colore dei suoi occhi, ma avrebbe potuto chiamarlo in un altro modo. Invece non lo fa. Ecco, secondo me il destino non è una strada a senso unico. Al contrario, credo sia ricco di incroci e biforcazioni, e che tocchi a noi e a noi soli decidere quale cammino proseguire. Il futuro non è scritto, come invece ci fa intendere Audrey Niffenegger.

E poi, se il destino è così immodificabile, perchè Henry è riuscito a stravolgere il futuro di Clare? Se lui non fosse mai apparso nel suo giardino, forse lei si sarebbe innamorata di un altro uomo e non avrebbe mai aspettato Henry. E ancora, se l'amore di Henry è così forte da portarlo a viaggiare nel passato di sua moglie, perchè non riesce ad andare anche nel suo futuro?

Vaneggiamenti pseduo-filosofici a parte, prendiamo il libro per quello che è: un romanzo. Un buon romanzo, talmente ben scritto da lasciare il segno, con una storia d'amore così profonda e commovente da lasciare il lettore sorpreso e tristemente amareggiato per il finale tragico "e inevitabile".

Personalmente, durante la lettura, e soprattutto verso il finale (attenzione rischio SPOILER smettete di leggere se volte iniziare la lettura di questo bellssimo romanzo!), mi sono chiesta più volte cosa avrei fatto io al posto di Clare, e come mi sarei sentita se avessi sperimentato il suo dolore. Perché non è facile dire addio all'uomo che ami da quando hai sei anni, che hai aspettato d'incontrare per quattordici anni, e poi viverci insieme solo diciassette anni. Non so se al posto di Clare avrei aspettato altri quarantacinque anni, appesa alla fragile promessa di vederlo ancora, anche solo per pochi minuti.

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