Saturday 6 February 2016

Nella mia Borsa c’è il Mio Mondo


“Hai la Borsa più piena di quella di Mary Poppins,” mi ripete sempre il mio moroso quando impiego circa venti minuti a trovare il cellulare nelle profondità della mia tracolla. Ed è assolutamente vero, ogni donna del globo riesce a far entrare l’intero universo all’interno di uno spazio rettangolare 40x25. Siamo fantastiche, vero?

Peccato poi perdere decenni della nostra esistenza alla ricerca degli oggetti sparsi e nascosti all’interno delle nostre amate/odiate bags. E che quando cerchiamo il cellulare tiriamo fuori l’e-reader, quando cerchiamo i fazzoletti tiriamo fuori il portacipria, quando cerchiamo le chiavi della macchina tiriamo fuori la boccetta di deodorante. Perché sì, noi abbiamo bisogno di tutti questi oggetti quando usciamo, e non solo!


Personalmente, io ci provo a portare via con me solo il minimo indispensabile, cosa ci posso fare se dopo la borsa pesa 12 kg?? Lo giuro, ci metto dentro davvero solo il minimo indispensabile! Ma io vivo in Inghilterra, mi spiegate come faccio ad uscire di casa senza un ombrello? Qui piove un giorno sì e l’altro pure, e a meno di non voler imitare Gene Kelly e mettersi a cantare Singing In The Rain nel mezzo della strada, bisogna portare sempre un ombrello con sé.

Viaggio in treno e si sa, i minuti trascorsi all’interno di un vagone sono i più lunghi in assoluto. Il tempo si espande e dilaga, e ogni viaggio in carrozza diventa lungo quanto un viaggio verso la Luna, andata e ritorno. Ecco perché bisogna portare sempre con sé un libro o una rivista, per dare un senso a quei minuti estenuanti di attesa. E non si può dimenticare un secondo libro, in caso si finisca di leggere il volume in lettura al momento.

I designer di borse sono geniali, perché riescono a inventarsi mille tasche in posti diversi e misure diverse, così riesce a starci dentro più roba. Bugia. Così riusciamo a perdere meglio più roba. Io non ricordo mai dove ho messo cosa, e il tempo che passo a scovare in ogni taschino in cerca dell’oggetto che mi serve è direttamente proporzionale a quello impiegato per trovarlo se lo butto alla rifusa nella tasca principale. E allora perché perdere tempo? Che poi, in quelle caspita di taschine si aprono e chiudono porte segrete per universi paralleli, nei quali vanno a finire forcine, elastici, pinzette e mollette, e bottoni, tappi di penne, matite dell’ikea e spiccioli vari. Diaboliche!

Noi siamo la generazione Mobile Friendly. Non facciamo nulla senza il cellulare alla mano – no, neanche la doccia, la popo’ e la sbiancatura dei denti possono essere fatti senza il cellulare, che deve, per cause di forza maggiore, venire sempre con noi. Con ricarica batteria annessa ovviamente.
La macchina fotografica ha un posto d’onore, in caso lungo la strada veda un bel fiore appena sbocciato o una nuvola dalla forma strana. Scatto e via, pronto per Instagram.
Vogliamo poi parlare delle emicranie causate dalle ore passate al telefono con la collega isterica che non sa nemmeno come si apre un documento di Word e prova a scrivere la sua bozza con Paint? Bisogna per forza portarsi dietro le aspirine, le tachipirine, gli integratori, dato che ci siamo gli antidolorifici e ovviamente le pillolette rosa in caso dolori al basso addome. Che poi è anche la causa della presenza della pochette rosa piena di tamponi e del pacco di Nuvenia stipato nell’angolo della borsa, perché non si sa mai.


Butto dentro le chiavi, il burrocacao, la pochette dei trucchi d’emergenza, lo specchietto, il portafogli e la patente, e dovrei essere a posto. Ah no, ho dimenticato i fazzoletti – prendiamone due pacchi, che quelli servono sempre – i guanti, che fuori fa freddo, l’Ipad, le cuffie, il deodorante, il blocchetto per gli appunti (non si mai mi venga in mente qualche idea brillante da buttare giù al volo), una penna, e via, sono pronta per andare al supermercato.

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