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Jem e le Holograms.
Per chi, come me, è più vicino ai 30 che ai 20, questo titolo evoca subito
immagini di rosa, glitter, sbrilluccichi e colori psichedelici. Perché Jem e le Holograms è il titolo di un cartone animato made in USA nel 1985,
tutta incentrata sulla vendita di bambole Hasbro ad essa ispirate (o vice
versa).
Dal cartone animato è stato tratto un film, uscito
proprio quest’anno, dallo stesso titolo, Jem
e le Holograms, diretto da Jon M. Chu, e che in comune col cartone
originario ha appunto solo il titolo. Ho guardato questo film per pura
nostalgia e in realtà, avrei forse fatto bene a fare qualcos’altro.
La trama è semplice: Jerrica Brenton è un’adolescente orfana, che vive con la sorella e
altre due ragazze insieme ad una zia, che le ha adottate come figlie. Tutte e
quattro hanno una passione per la musica, e sono brave a cantare. Per
sconfiggere la timidezza, Jerrica posta sul web un video di se stessa che
canta, abbigliata però in modo molto
anni ’80, con tanto di parruccone
rosa e trucco sfavillante. Il video – che sua sorella Kimber posta senza
dirle nulla – diventa subito virale, e si scatena il fenomeno Jem (nome col
quale Jerrica si è presentata nel video).
Tempo 3 secondi, e la casa discografica più in
degli USA vuole questo fenomeno a tutti i costi, e si offre di proporle un
contratto senza nemmeno sapere chi la ragazza sia in realtà (…). Jerrica
accetta, a patto di portare le sorelle con sé in quanto sua band.
Insieme alle sorelle, Jerrica porta con sé un
robottino, dal nome Sinergy, creato dal padre, inventore, quando lei era una
bambina. Una volta arrivati a LA Sinergy si attiva, e trascina le ragazze in
una sorta di caccia al tesoro, alla ricerca di misteriosi indizi lasciati dal
padre di Jerrica, e che dovrebbero portare alla scoperta di un messaggio
nascosto.
Allora. Da dove comincio?
1 – il film ha poco e niente in comune con il
cartone animato originale. Il titolo è Jem
e le Holograms perché Sinergy
(che nel cartone originale è una sorta di consolle, non un robottino in stile Emiglio è Meglio) crea appunto degli
ologrammi, che rendono le ragazze quasi irriconoscibili – abbigliate in puro
stile rock anni ’80. Nel film invece le ragazze si truccano e travestono, di
ologrammi non c’è niente.
2 – tralasciamo il fatto che una grandissima casa
discografica si interessi immediatamente ad una sconosciuta e le proponga un contratto ad occhi chiusi. Ridicolo.
3 – Nel cartone animato tutte e 4 le ragazze sono
coinvolte nella “trasformazione” e sono importanti ai fini della “storia; ” nel
film invece l’unica a contare è Jerrica, e le
altre sono tappezzeria. Soprattutto, sembra che il padre abbia lasciato
suggerimenti e messaggi teneri solo a lei, e proprio niente alla povera Kimber,
che pure è sua figlia…
4 – tuo padre ti lascia in eredità Emiglio è
Meglio, che fa da ferro rotto fino a che, casualmente, non lo porti a LA. Da
quel momento si attiva, e ti indica, via Google maps, una serie di luoghi assurdi dove trovare indizi altrettanto assurdi (AKA
– altri pezzi di Emiglio), che alla fine porteranno a… alla proiezione di un
ologramma. WTF???
In definitiva no, il film non mi è piaciuto.
Nonostante la nostalgia insita nel nome del film, e tutti i ricordi d’infanzia
cui si ricollega, non sono riuscita proprio a farmelo piacere. Lo trovo molto
infantile, ed è palese che si tratti di una trovata commerciale per vendere
merchandising. Decisamente, trovate qualcosa di meglio da vedere.
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