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Se
cercate un film toccante e delicato, che vi faccia piangere tutte le
vostre lacrime e farvi sentire come se qualcuno vi stritolasse gli
organi interni, decisamente Room e` il film che fa per voi. Io
ho letto il libro, di Emma Donoghue circa 3 anni fa, e ne
rimasi colpita gia` allora. Ho aspettato con trepidazione la versione
cinematografica, diretta da Lenny Abrahamson, e confesso che
e` risultato all'altezza delle mie aspettative.
Room
tratta un tema non facile, e lo fa con una delicatezza estrema,
perche` tutto e` visto attraverso gli occhi di un bambino, Jack,
protagonista della storia insieme a sua madre Joy. All'inizio
del film, nelle primissime scene, vediamo una scena di vita
quotidiana di Joy e Jack all'interno di una stanzetta. Jack e` un
bambino vivace e intelligente, che ha occhi solo per sua madre.
Perche` praticamente e` l'unico altro essere umano con il quale lui
abbia mai interagito.
Dopo
alcune scene capiamo infatti che c'e` qualcosa che non va, e che la
scenetta di vita quotidiana non e` idilliaca come sembra a prima
vista. Ci viene svelato poco a poco il segreto di Joy: e' stata
rapita all'eta` di 17 anni da uno sconosciuto, che l'ha segregata in
un capanno, ed e' li` che la ragazza vive da 7 anni, insieme al suo
piccolo Jack, di 5 anni (che ovviamente e` figlio del suo
rapitore).
Una sera, Jack sguscia via dall'armadietto nel
quale Joy lo fa dormire quando il Vecchio Nick (cosi` come chiamano
il loro rapitore, dato che non ne conoscono il nome) dorme con lei.
L'uomo lo vede e inizia a parlare con il bambino. Joy si sveglia e ne
e` scioccata, inizia a colpire il Vecchio Nick e urlargli di non
toccare il suo bambino.
L'uomo la
picchia, e come punizione taglia la corrente dal capanno nel quale ha
rinchiuso Joy e Jack. Da quel momento Joy inizia a pensare ad una
fuga, e chiede l'aiuto di Jack, che ora e` abbastanza grande da
poterle dare una mano. La cosa non sara` facile, perche` tutto quello
che Jack ha visto nei suoi 5 anni di vita e` la piccola stanzetta
nella quale sono riunchiusi, e non crede all'esistenza di altre
persone, degli alberi o delle montagne.
Con uno
stratagemma pero` Joy riesce a far uscire Jack e a fargli chiedere
aiuto. I due riusciranno a tornare a casa, ma adattarsi di nuovo alla
vita “normale” non sara` facile, ne` per Jack, il cui sistema
immunitario, per esempio, deve essere rafforzato, e che deve sempre
indossare occhiali da sole fuori casa perche` la luce solare e`
troppo forte. Ma nemmeno per Joy, che si sente spezzata, fuoriposto,
sbagliata. Durante un'intervista una giornalista le chiede perche`
alla nascita di Jack lei non abbia chiesto al suo rapitore di
portarlo in un ospedale, cosi` da potergli permettere di avere una
vita normale, invece di tenerlo segregato con lei.
Joy e`
sconvolta, perche` non aveva mai pensato di poter aver avuto una
possibilita` di offrire a Jack una vita diversa, migliore. Tutto
quello che lei sa e` che Jack e` la sua ancora di salvezza, quello
che le ha permesso di non annegare nella disperazione, che le ha
salvato la vita due volte, non una.
La
visione del film lascia sconvolti, e agita nella testa tantissime
domande. Non solo rigurado la moralita`, la giustizia, l'ingiustizia.
Ma anche su noi stessi, sulla vita in generale, su come non siamo
capaci di godere delle piccole cose che ci circondano perche` vi
siamo cosi` abituati da non capire piu` quanto siano importanti.
Diamo la liberta` per scontata, quando invece non lo e`.
Vi
consiglio vivamente la visione del film, e se potete, leggete anche
il libro. Ci sono piccole parti tagliate dalla storia originale, per
ovvie questioni tempistiche della pellicola, e che rendono la storia,
se possibile, ancora piu` drammatica. Non potrete fare a meno di
innamorarvi di Jack e provare affetto per Joy, e forse dopo
guarderete il mondo esterno con occhi diversi.
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