“Hai la Borsa più piena di quella di Mary Poppins,”
mi ripete sempre il mio moroso quando impiego circa venti minuti a trovare il
cellulare nelle profondità della mia tracolla. Ed è assolutamente vero, ogni
donna del globo riesce a far entrare l’intero universo all’interno di uno
spazio rettangolare 40x25. Siamo fantastiche, vero?
Peccato poi perdere decenni della nostra esistenza
alla ricerca degli oggetti sparsi e nascosti all’interno delle nostre
amate/odiate bags. E che quando cerchiamo il cellulare tiriamo fuori
l’e-reader, quando cerchiamo i fazzoletti tiriamo fuori il portacipria, quando
cerchiamo le chiavi della macchina tiriamo fuori la boccetta di deodorante.
Perché sì, noi abbiamo bisogno
di tutti questi oggetti quando usciamo, e non solo!
Personalmente, io ci provo a portare via con me
solo il minimo indispensabile, cosa ci posso fare se dopo la borsa pesa 12 kg??
Lo giuro, ci metto dentro davvero solo il minimo
indispensabile! Ma io vivo in Inghilterra, mi spiegate come faccio ad
uscire di casa senza un ombrello? Qui piove un giorno sì e l’altro pure, e a
meno di non voler imitare Gene Kelly e mettersi a cantare Singing In The Rain nel mezzo della strada, bisogna portare sempre
un ombrello con sé.
Viaggio in treno e si sa, i minuti trascorsi
all’interno di un vagone sono i più lunghi in assoluto. Il tempo si espande e
dilaga, e ogni viaggio in carrozza diventa lungo quanto un viaggio verso la
Luna, andata e ritorno. Ecco perché bisogna portare sempre con sé un libro o
una rivista, per dare un senso a quei minuti estenuanti di attesa. E non si può
dimenticare un secondo libro, in caso si finisca di leggere il volume in
lettura al momento.
I designer di borse sono geniali, perché riescono a
inventarsi mille tasche in posti diversi e misure diverse, così riesce a starci
dentro più roba. Bugia. Così riusciamo a perdere
meglio più roba. Io non ricordo mai dove ho messo cosa, e il tempo che passo a scovare
in ogni taschino in cerca dell’oggetto che mi serve è direttamente
proporzionale a quello impiegato per trovarlo se lo butto alla rifusa nella
tasca principale. E allora perché perdere tempo? Che poi, in quelle caspita di
taschine si aprono e chiudono porte segrete per universi paralleli, nei quali
vanno a finire forcine, elastici, pinzette e mollette, e bottoni, tappi di
penne, matite dell’ikea e spiccioli vari. Diaboliche!
Noi siamo la generazione Mobile Friendly. Non
facciamo nulla senza il cellulare alla mano – no, neanche la doccia, la popo’ e
la sbiancatura dei denti possono essere fatti senza il cellulare, che deve, per
cause di forza maggiore, venire sempre con noi. Con ricarica batteria annessa
ovviamente.
La macchina fotografica ha un posto d’onore, in
caso lungo la strada veda un bel fiore appena sbocciato o una nuvola dalla
forma strana. Scatto e via, pronto per Instagram.
Vogliamo poi parlare delle emicranie causate dalle
ore passate al telefono con la collega isterica che non sa nemmeno come si apre
un documento di Word e prova a scrivere la sua bozza con Paint? Bisogna per
forza portarsi dietro le aspirine, le tachipirine, gli integratori, dato che ci
siamo gli antidolorifici e ovviamente le pillolette rosa in caso dolori al
basso addome. Che poi è anche la causa della presenza della pochette rosa piena
di tamponi e del pacco di Nuvenia stipato nell’angolo della borsa,
perché non si sa mai.
Butto dentro le chiavi, il burrocacao, la pochette
dei trucchi d’emergenza, lo specchietto, il portafogli e la patente, e dovrei
essere a posto. Ah no, ho dimenticato i fazzoletti – prendiamone due pacchi,
che quelli servono sempre – i guanti, che fuori fa freddo, l’Ipad, le cuffie,
il deodorante, il blocchetto per gli appunti (non si mai mi venga in mente
qualche idea brillante da buttare giù al volo), una penna, e via, sono pronta
per andare al supermercato.
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