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Adoro i gialli, i thriller, i misteri da risolvere,
e adoro alla follia il personaggio di Sherlock
Holmes. Da ragazzina ero molto affascinata dalla collezione di libri gialli
di mia madre. Li osservavo sullo scaffale della libreria, e quando un giorno ho
finalmente preso coraggio e chiesto a mia madre se potevo leggerne uno, ricordo
ancora quanto lei abbia riso e risposto che sì, potevo leggerli tutti se mi
andava. L’ho presa in parola, e li ho davvero letti tutti.
Non ricordo con esattezza quale sia stato il primo,
ma sicuramente tra i primi libri gialli che io abbia letto c’è Lo Studio in Rosso di Arthur Conan Doyle, il libro che mi ha
fatta innamorare di Sherlock Holmes.
Divoro con avidità ogni nuova proposta cinematografica
proposta, e posso ammettere senza dubbi che finora la mia preferita è la
versione televisiva ideata dalla BBC. Voglio dire, Benedict Cumberbatch è
eccezionale in quello show. Magnifico. Sublime. Ma torniamo a noi.
Questo lunghissimo sproloquio serve solo a
introdurre il film che ho guardato con piacere qualche sera fa, e che ha come
protagonista – appunto – Sherlock Holmes. Si tratta della versione di Bill Condon, dal titolo, semplice e
azzeccato, Mr Holmes. Il celebre detective, in questa
pellicola, assume il volto del bravissimo Ian McKellen.
L’originalità della pellicola sta nel fatto che,
per una volta, non vediamo Sherlock nei panni dello scattante investigatore di
mezza età cui siamo abituati, ma al contrario, è ormai anziano e in pensione.
Si è ritirato in una casa in campagna, con la sola compagnia della governate e
il di lei figliolo, Roger.
Nonostante l’età il caratteraccio di Holmes è
sempre uguale, e anzi, si potrebbe ammettere che è addirittura peggiorato dagli
acciacchi causati dall’età. Inoltre, l’ex investigatore inizia a dimenticare le
cose, sia presenti che passate, e il fatto di non riuscire a riacciuffare i
ricordi di alcuni casi passati lo innervoscice oltre ogni dire.
Roger scopre un giorno che Holmes sta mettendo nero
su bianco una sorta di racconto. Il vecchietto gli svela che non si tratta di
un racconto, ma di un caso di molti anni prima, il suo ultimo caso per
l’esattezza, finito in tale disastro da costringere l’investigatore a ritirarsi
a vita privata prima del previsto. Peccato però che Holmes non ricordi come si
sia concluso il caso, e che il racconto stilato in seguito da Watson non sia
attendibile, perché Holmes è certo che quella raccontata dal vecchio amico non
sia la verità.
Grazie all’aiuto del piccolo Roger e delle sue
amate api, Holmes cercherà di ripercorrere il sentiero del passato, per cercare
di ricordare il vero finale del suo ultimo caso.
Il film mi è piaciuto molto, l’ho trovato molto
godibile e ben strutturato. I ricordi del viaggio in Giappone di Holmes sembrano
messi lì un po’ a casaccio, come a confondere ancora di più sia lo spettatore
che Holmes stesso, ma alla fine si ottiene una risposta anche alla sua presenza
nel film.
Ian McKellen è naturalmente bravissimo nei panni
del brontolone, vecchio Holmes, e io consiglio la visione del film a tutti i
fan dell’eterno investigatore, che come me non sono abituati a una versione
molto matura di uno dei volti del giallo più famosi di sempre.
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