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Joanne Harris è l’autrice nota soprattutto per il
suo Chocolat, libro pubblicato per
la prima volta nel 1999 e dal quale è strato tratto il film omonimo del 2001
con Johnny Depp, Juliette Binoche, Judi Dench.
Le scarpe rosse
è il seguito di Chocolat, è stato pubblicato
per la prima volta nel 2007, e siede nella mia libreria da almeno cinque
anni. Ma il Natale si avvicina
(yuppieeee!!), e il periodo mi è sembrato particolarmente azzeccato per
iniziare la lettura di questo volume. Infatti, se Chocolat è ambientato in un paesino della provincia francese
durante la Pasqua, Le Scarpe Rosse è
ambientato nella periferia parigina proprio a Natale.
Di cosa parla Le
Scarpe Rosse?
Sono passati quattro anni dalle vicende di
Chocolat. Vianne e la sua piccola Anouk sono riuscite a sfuggire dalla minaccia
dell’Uomo Nero, ma hanno deciso comunque di abbandonare il tranquillo paesino
di Lansquenet. Il loro peregrinare è proseguito di villaggio in villaggio, e
l’ombra del vento non le ha mai abbandonate, specie da quando Vianne ha dato
alla luce la piccola Rosette.
Decidono infine di stabilirsi alla periferia di
Parigi, a Montmartre, per la precisione, e qui aprono una nuova, piccola
chocolaterie.
Ma qualcosa è cambiato. Dopo la nascita di Rosette Vianne è diventata più cauta. Niente
più tarocchi, niente più magie, niente spavalderie. Appende al chiodo il vestito
rosso, le pentole di rame per il cioccolato e persino il suo vecchio nome,
Vianne. Così, in veste di Yanne, adotta un profilo basso, taglia i capelli,
veste di grigio, e finge di essere… normale.
Tutto ciò che desidera è una vita tranquilla per sé
e soprattutto per le sue bambine. Sogna per loro una famiglia e un posto
stabile da poter chiamare casa, in una cittadina che smetta di additarle come
“le straniere bizzarre” e che finalmente le accolga nella comunità.
La piccola Anouk
però, che ora ha 12 anni, non è d’accordo. Non riesce a capire le
preoccupazioni della madre, e le manca tanto la vecchia Vianne, gli incantesimi
e l’allegria contagiosa della sua bellissima mamma.
Così, quando a Montmartre arriva la vivace Zozie de L’Alba, dall’aria frizzante e
le scarpe rosso caramella, Anouk (ora Annie) ne resta immediatamente
affascinata. Perché Zozie è tutto quello che Vianne era prima che l’ansia per
il futuro l’attanagliasse. Zozie è simpatica, vivace, veste di colori
sgargianti, non si interessa alle chiacchiere della gente e utilizza dei
“trucchetti” per far sì che le cose volgano a suo favore. Trucchetti che
svelerà anche ad Anouk, appena appreso che la bambina nasconde un grande
potenziale, così come la stessa Vianne.
Non è tutto oro ciò che luccica però, e infatti le
ambizioni di Zozie sono molto più complicate oscure. Perché la simpatica
straniera è in realtà una collezionista… di vite.
Cosa ne penso?
Partiamo dal presupposto che non amo
particolarmente i sequel dei romanzi, perché nella maggior parte dei casi
perdono la magia dei volumi precedenti e mi lasciano sempre l’amaro in bocca.
Per Le Scarpe Rosse, questo è valso in parte.
Chocolat è un libro che mi è piaciuto davvero
tanto, e risiede nella mia top ten dei libri preferiti. Il suo seguito però non
mi ha convinta al cento per cento. E’ stato molto bello ritrovare Vianne,
Anouk, Pantoufle e Roux, ma i personaggi hanno perso la caratterizzazione
fortissima che li contraddistingueva nel volume precedente.
Vianne soprattutto, che doveva essere la colonna
portante del libro, è solo l’ombra di se stessa. Preoccupata per il futuro
delle figlie, sembra buttare al vento le credenze e i principi di una vita
intera, e non convince il lettore, anzi, lo delude. La bellissima donna dal
fascino gitano e l’allegria contagiosa che si è schierata contro un intero
paese a Lansquenet, qui sembra piccola e grigia, e addirittura accetta le
advances del mediocre Thierry, tipico uomo d’affari sulla cinquantina,
pragmatico e attaccato al cellulare. Vianne non lo ama, eppure è disposta a
sposarlo perché sa che questo matrimonio darà una dimora fissa alle sue
bambine. E peggio ancora, è disposta a viverci insieme nonostante capisca che
Thierry è irritato dalla “particolarità” della piccola Rosette.
Anouk è un’adolescente problematica e ingenua (così
ingenua e cieca all’evidenza che a tratti vien voglia di schiaffeggiarla),
mentre Zozie è veramente tanto antipatica! Le sue intenzioni sono chiare sin
dall’inizio del libro (è lei stessa a dircelo), e questo la rende, durante la
lettura, ancora più odiosa.
E Roux? Dovè il bellissimo gitano, affascinante e
indipendente (al quale non possiamo fare a meno di dare il volto di Johnny) che
abbiamo conosciuto in Chocolat? Si comporta in modo diametralmente opposto a
quello che ci si aspetterebbe da lui, si tiene alla larga da Vianne perché
Zozie gli ha consigliato così (cosaaa??), accetta di lavorare per Thierry
perché così può capire che razza di uomo sia e se davvero è adatto a Vianne…
Per concludere, ho letto questo libro perché
riprende i temi e i personaggi di Chocolat, ed è stato bello ritrovarli. La
scrittura della Harris è sempre veloce,
scorrevole e affascinante, perciò ho divorato il volume in pochi giorni.
Tuttavia, avrei forse preferito immaginare da me il futuro di Vianne, Anouk e
Roux, invece di ritrovarli ad abbandonare la loro avventurosa vita di
vagabondaggi in nome di quella stabilità familiare ed economica che tanto
avevano rifuggito in precedenza.
Per questo motivo penso che non leggerò l’ultimo
volume della trilogia, “Il giardino
delle pesche e delle rose”, che vede addirittura Vianne ritornare a
Lansquenet.
Voi avete letto questo libro? Vi è piaciuto? Cosa
ne pensate?
Un abbraccio!
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